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Il “saluto” è un’esperienza quotidiana, ma è anche parte della stessa essenza dell’uomo: il suo ingresso nel mondo, il suo “essere con gli altri”, sin dall’infanzia è sancito da questo gesto elementare, pre-linguistico. Salutare, e ricambiare il saluto, è espressione del riconoscimento, sociale e affettivo.
I lineamenti per una fenomenologia del saluto si trovano nelle pagine di Massimo Giuliani, esplorando ciò che esso ha di persistente pur nella diversità dei modi e nell’oscillare dei significati: dall’essere in relazione al colmare una distanza, dal salutare per primi al congedarsi per sempre nell’ultimo saluto. Alcuni esempi, e un moltiplicarsi di riflessioni, in cui traluce la profondità di questo atto.
Sulle radici bibliche e rabbiniche dello shalom (“pace” e “bene”) si sofferma Paolo De Benedetti, gettando luce sul nostro debito – talvolta impensato – verso la tradizione, nel senso ebraico della parola: ciò che si tramanda come in una catena.
Massimo Giuliani Portare il saluto. Sulla responsabilità di aprire (e chiudere) il discorso
I. IN-AUGURARE, SEMPRE DI NUOVO, LA RELAZIONE
II. COLMARE LA DISTANZA NEL SALUTO DEL VICARIO
III. ETIMOLOGIE DEL SALUTO
IV. SALVARSI OSSIA PRESERVARE SE STESSI
V. SALUTARE PER PRIMI, UNA MITZWÀ MINORE
VI. TOGLIERE IL SALUTO, OVVERO MARCARE LA ROTTURA
VII. IL SALUTO PENULTIMO
VIII. DARE L'ULTIMO SALUTO
Paolo De Benedetti Shalom. Radici bibliche e sviluppi rabbinici di un saluto messianio
I. NELLA BIBBIA
II. NEL PENSIERO RABBINICO
III. PER CHI LO SHALOM?