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L'ape, tradizionale emblema di operosità, e il lavoro femminile della tessitura sono accostati in un'immagine ardita per parlare dei saperi delle donne nella Grecia antica. Saperi maturati nella casa, differenti e distanti dall'universo maschile, sono qui considerati come radici di un'estraneità creativa. Potrà scaturirne, nel nostro presente attraversato da una crisi di civiltà, un ripensamento della gerarchia dei saperi ed una loro riarticolazione nella prassi politica. Fili diversi compongono la trama del testo. Personaggi come Andromaca, Penelope, Lisistrata e Prassagora, lasciando il telaio e il chiuso delle stanze, testimoniano che la sapienza del lavoro di cura, assunta nella pratica quotidiana dello spazio domestico, consente alla destinata passività dell'esistenza femminile di tradursi in azione nella sfera pubblica.
Funzioni e competenze femminili divengono paradigmi su cui modellare ambiti di pertinenza maschile: in Platone la tessitura è modello per l'arte della politica; la maieutica, la gravidanza e il parto sono metafore del processo di acquisizione della conoscenza filosofica. La seduzione erotica appare sapere femminile in grado di erodere la struttura di potere, sessuale e politico. La nozione aristotelica di madre-materia, protesa verso l'attualizzazione della sua potenzialità, fornisce la cornice concettuale al volume, che sviluppa l'idea di un femminile tanto più attivo quanto più muove da una condizione di passività.