Fra le antiche medicine orientali occupa un posto preminente la medicina indiana la quale, con la sua vasta documentazione teorica, attesta in maniera non dubbia la antichità e il metodo di una pratica terapeutica che agli infiniti bisogni dell'organismo infermo cerca di sopperire con ogni possibile efficacia fondandosi sopra l'esperienza secolare di una materia medica ricca e abbondante quanto alcun'altra mai.

Infatti il grande continente indiano con le sue notevoli differenze di latitudine, con le gradazioni di altitudine le quali dal livello del mare salgono via via fino alle più eccelse vette della terra, con le piogge abbondanti e l'ardente calore del suo sole, offre una vegetazione se non assolutamente completa, certo estesissima: una dotazione immensa di ingredienti naturali che l'esame spontaneo e la conseguente esperienza dapprima del popolo e, in seguito, dei tecnici della pratica medica, seppero mettere e tenere largamente in valore quali mezzi curativi discoprendone le prerogative e le specifiche virtù salutari e di benefico adattamento all'organismo umano e che - non dimenticati nè trascurati nell'uso terapeutico moderno dei popoli europei - accennano oggi ad una notevole ripresa. Questa conoscenza precisa delle singole virtù dei semplici vegetali diffusa tra le popolazioni rurali dell'India e documentata dalla catalogazione e classificazione metodica che ricorre nella letteratura medica indiana, fu sempre e in ogni tempo oggetto di meraviglia e di ammirazione per quanti, stranieri di occidente e di oriente, visitarono l'India in epoche diverse a cominciare da quelle dell'antichità: ciò lo si deduce dal fatto che nelle opere loro e relazioni di viaggio, molti visitatori dell'India di ogni età e di ogni provenienza non tralasciarono mai di esaltare, accanto alla descrizione più o meno particolareggiata della vasta flora indigena, la competenza pratica acquisita dagli Indi sulle virtù specifiche dei singoli vegetali.