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Gli antichi e misteriosi culti di Iside, di Cibele, di Demetra, di Freya, di Astarte, di Semele, di Diana, di Nut e molti altri, sono ancora oggi quasi del tutto sconosciuti agli storici ed agli studiosi delle forme religiose ed iniziatiche dei popoli antichi.
Ben poco, infatti, si può congetturare su di essi basandosi sugli scarsissimi reperti archeologici che sono giunti fino ai nostri tempi, o sulle ancor più scarse testimonianze scritte che li riguardano. È ragionevole pensare che tali culti fossero in molti casi delle forme misteriche, riservate nel modo più rigoroso alle donne, che furono sempre protette da un velo di riservatezza e di silenzio se possibile ancor più fitto delle corrispondenti tradizioni iniziatiche maschili. In questo testo l’Autrice, che aveva già trattato tematiche simili nel suo precedente romanzo, La danza delle anime luminose, affronta proprio la questione del significato profondo dei sopracitati misteri, nell’ipotesi che essi siano, al di là delle differenze contingenti, tutti manifestazioni di un’unica corrente iniziatica femminile, la cui origine potrebbe persino risalire all’inizio dei tempi. Tale tradizione avrebbe avuto infatti il senso di permettere a quelle poche e fortunate donne, che ne fossero state degne, di raggiungere la Luna, ovvero l’archetipo femminile della Grande Dea, che è la madre amorosa ed eterna da cui tutto il cosmo è stato generato.
Prefazione
Le sacerdotesse della Dea Bianca
L'avvento dei nemici della Luna
La ricerca dell'anima perduta
Tornare libera
La fortuna e il labirinto
La figlia della magia delle donne
Tavole
Bibliografia