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Nel passato, le verità della Rivelazione e la loro interpretazione stavano nascoste dietro i Misteri ed erano svelate soltanto nelle società segrete e ai pochissimi fidati del Santuario. Poteva conoscerle chi aveva sperimentato i diversi gradi dell'iniziazione e promesso con un solenne giuramento di osservare le leggi dell'Ordine per tutta la vita. Questa condizione era giusta. Per sua natura il segreto iniziatico non si può divulgare senza precauzioni, perché alla conoscenza si accede solo con la selezione psico-spirituale dell'iniziazione. Il silenzio e il segreto presuppongono una Rivelazione o una Tradizione da custodire. Il segreto inerente le cose dell'iniziazione, incomunicabile alle masse, resta incomunicato anche se il profano conosce tutti i dettagli dei riti iniziatici, perché i riti fanno provare dei sentimenti, ma non danno la conoscenza. Sull'esempio del passato, quando si ebbero le rivelazioni di Mosé e di Ermete Trismegisto, anche la rivelazione cristiana dei primi secoli fu suggellata dalla legge del silenzio, secondo l'avvertimento di Gesù ai discepoli: "Non date ciò che è santo ai cani, e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci, perché non le calpestino coi loro piedi e, rivoltandosi, vi sbranino" (Matteo,7:6). Parole veraci e sempre attuali!
Il silenzio, oltre ad essere una difesa contro le profanazioni e le false interpretazioni dei non illuminati, è una forza, e come tutte le forze, serve a rendere un movimento iniziatico più forte. Ma se il divulgare una rivelazione divina ed i risultati di certe esperienze archeosofiche, cioé i Misteri, è un'imprudenza per la possibile leggerezza di alcuni seguaci, anche il silenzio ha i suoi aspetti negativi. Specialmente oggi che l'umanità entra in una crisi acuta, certe verità non si possono ancora tenere occultate, perché la salvezza di molti dipende proprio dalla conoscenza di queste. Del resto, per diventare Iniziati e Figli di Dio ci vuole tanta forza, tenacia e intelligenza per il metafisico, per cui la via alla comprensione dei Misteri diventa per taluni una strada senza uscita.