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Lo filologia saussuriana ha assunto ormai un rigore carismatico: ha una vulgata, secondo Bally e Sechehaye; ha un'esapla, a cura di Rudolph Engler; ha una folta letteratura esegetica, di cui i "Cahiers Ferdinand de Saussure" costituiscono l'esempio più smagliante. Non poteva dunque mancare un apocrifo, e tale lacuna sembra appunto colmata da questa antologia di testi curati e raccolti da Jean Starobinski nel 1971, ora per la prima volta proposta in italiano.
Fuori di metafora, si tratta davvero di un apocrifo, nell'accezione originaria del termine: un "libro segreto", esoterico, formato da appunti di cui Saussure veniva via via lardellando i propri quaderni, il cui contenuto solo saltuariamente comunicava a qualche amico, allievo o collaboratore, e a cui cercò talvolta conferma consultando alle origini l'artefice stesso del problema che lo assillava, il poeta.