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Śrī Vidyā è la via iniziatica tantrica dedicata al culto della Devī che rappresenta il culmine dell’intellettualità śākta. Assieme all’Advaita Vedānta, tale scuola è definita Brahma vidyā, conoscenza di Brahman. Per la sua vicinanza alla dottrina śaṃkariana, Śrī Vidyā è insegnata presso tutti gli Śaṃkara Pīṭha e Śaṃkara Maṭha regolari dell’India a beneficio dei brahmacārin e saṃnyāsin che vi afferiscono. Non è infrequente che anche gṛhastha qualificati siano accettati come discepoli. In molti templi, villaggi e città dell’India, in particolare nel meridione, sono anche presenti dei gurukula a guida di maestri gṛhastha, vānaprastha e saṃnyāsin, in rappresentanza dei jagadguru o completamente autonomi, spesso di altissimo livello conoscitivo e di grande potenza.
La leggenda vuole che lo stesso Śaṃkarācārya tracciasse per la prima volta nella storia uno Śrī Cakra sul suolo in cui fondò lo Śāradā Pīṭham di Śṛṅgerī, trasmettendo ai suoi discepoli il metodo di Śrī Vidyā basato sulla meditazione di quel simbolo. Allo stesso maestro di Advaita sono attribuite diverse opere di Śrī Vidyā quali la Saundaryalaharī, il Lalitātriśātī Bhāṣya, il Devīpañcaratna e vari inni alla Dea.
Nei commenti e nelle note al testo della Bhāvana Upaniṣad, spesso ispirati dall’opera del paṇḍita prof. Ramachandra Rao, daremo una panoramica generale per illustrare questa via iniziatica della Devī (śākta mārga) ancora sconosciuta in occidente, nonostante la sua diffusione e importanza storica. A differenza del Trika, impropriamente definito “Shivaismo del Kashmir”, a cui è pur simile per molti versi, Śrī Vidyā non è mai entrata in conflitto con l’Advaita śaṃkariano; anzi trae la sua forza e vitalità dall’annoverare nella sua paramparā proprio il grande ācārya e i suoi più importanti successori. È curioso, perciò, che nell’ambiente indologico occidentale si sia diffuso ampiamente lo studio dell’estinta tradizione Trika, mentre Śrī Vidyā rimane quasi totalmente ignorata. Il che, a nostro parere, non è del tutto un male, poiché così si preserva questa via iniziatica dalla profanazione che ha subito lo “Shivaismo del Kashmir”.