Per gli europei, abituati a veder «nascere» l'America del Nord con i viaggi di Colombo, le civiltà dei popoli che abitarono il continente sin dalla preistoria restano avvolte nell'indeterminatezza. Alla scoperta del misterioso passato di un continente apparentemente senza storia si è mosso Ceram in quello che doveva essere il suo ultimo libro. Com'è sua abitudine, Ceram ha cominciato a seguire le orme di coloro cui si devono le Scoperte che movimentano questo nuovo «romanzo dell'archeologia»: ricercatori dilettanti o professionisti, viaggiatori, avventurieri, conquistatori, come il moro spagnolo Estevanico che, alla ricerca delle favolose sette città d'oro di Cibola, nel 1539 contemplò per primo i millenari «grattacieli» degli Indiani Pueblos.
I ritrovamenti, l'intrecciarsi delle congetture, la rievocazione delle antiche culture si fondono alle peripezie degli archeologi e alla discussione dei metodi e delle tecniche che consentono agli studiosi la conferma scientifica delle loro ipotesi. Il racconto di Ceram è fitto di sorprese: decine di migliaia di «piramidi», i mounds, colline artificiali in terra che come i sepolcri dei faraoni nascondono tesori inestimabili; millenarie composizioni a forma di animali, lunghe spesso piu di cento metri, interamente visibili solo dall'alto; centinaia di «mummie»; città sotterranee e gigantesche torri di pietra.
Gli abitatori dei pueblos, gli abilissimi intreccia tori di ceste, erano agricoltori e artigiani, ma non conoscevano la ruota, il ferro, l'aratro. Ha scritto D. H. Lawrence: «Che il loro mondo non si sia disgregato è un vero mistero. È un miracolo che questi squadrati ammassi d'argilla siano durati per secoli e secoli, mentre il marmo greco crollava a terra e le cattedrali andavano in rovina. Ma la nuda mano dell'uomo con una manciata di argilla fresca e morbida è piu rapida del tempo e sfida i secoli».
Ma Ceram ci riporta molto più indietro, fino alla fanciulla indiana morta oltre 17000 anni fa, il cui cranio è stato scoperto in California soltanto di recente; e più oltre, verso l'uomo delle caverne, verso i cacciatori di mammut nel periodo glaciale, tentando di dare una fisionomia al «primo americano», cercando di rispondere a una serie di interrogativi: quando arrivò nel Nuovo Mondo? Emigrò forse in America passando sulla sottile lingua di terra poi sepolta dal mare che oggi conosciamo come stretto di Bering? Grazie a Ceram, il lettore viene guidato verso dimensioni storiche e geografiche insospettate, e contempla stupito l'incredibile quantità di testimonianze preistoriche di una terra sterminata.