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Il presente saggio è dedicato ad una nuova interpretazione del celebre poema di Chrétien de Troyes in cui per la prima volta vengono narrate le avventure di Perceval e ricordati i misteriosi personaggi e i simboli esoterici che appaiono dinanzi a lui nel castello del Re Pescatore. Contrariamente alla lunga e varia tradizione esegetica del poema che non ha mai condotto a soddisfacenti risultati, questo nuovo tentativo di chiarire le intenzioni del poeta si limita a interpretarne l'allegoria fondamentale, senza ritentare la disperata impresa di cercarne il significato nelle supposte origini esotiche, mitiche, fiabesche, magiche e folkloristiche di quella che Chrétien designa « la matière» dei suoi poemi. Negato punto per punto con argomenti intrinseci tanto il carattere liturgico quanto il significato pagano di quei simboli, e provata l'insussistenza di ogni allusione canonica cristiana nella figura del Re Pescatore e nel corteo del Graal, l'autore cerca di riconnettere quelle misteriose apparenze con le correnti spirituali e le dottrine eterodosse del secolo XII per illustrare le vicende di Perceval nel senso di un suo itinerario religioso e morale dall'indifferenza agnostica alla fede, dalle illusioni eretiche alle pratiche cristiane e dal peccato alla redenzione. Con ciò il presente saggio fa rientrare il celebre poema interamente nel quadro generale della vita spirituale contemporanea qual'essa si rifletteva nel mondo laico, cavalleresco e cortese di cui Chrétien fu il primo poeta, rilevando da un lato quanto nella saga del Graal rimonti alla sua immaginazione poetica e dall'altro come se ne distacchino i suoi imitatori ed epigoni nella letteratura europea dei secoli successivi.