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Dopo 22 anni dall’ultima edizione, Vallecchi riporta in libreria il libro più tradotto del primo Novecento italiano. Uno dei «libri più entusiasmanti» che siano mia stati scritti sulla figura del Cristo come ha di recente sottolineato papa Benedetto XVI, nel suo Gesù di Nazareth Pubblicato per la prima volta nel 1921 e più volte ristampato fino al 1985, il “libro della redenzione” dello scrittore più irriverente del Novecento italiano ha avuto sin dall’inizio un successo planetario, tanto da essere tradotto in venticinque lingue, tra cinese, giapponese, l’arabo e perfino l’esperanto. La sua riproposta, oggi, non è solo un doveroso omaggio e motivo di orgoglio da parte di Vallecchi, editore che dette alle stampe le sue opere più grandi e significative, ma soprattutto una conferma della tesi che sta alla base di questa intramontabile opera. Scriveva Papini nella nota al lettore: «Cristo è sempre vivo in noi. C’è ancora chi l’ama e chi l’odia». Nel 1921 l’atto di fede del miscredente Papini giunse inatteso e sorprendente. Oggi, a più di ottant’anni dalla sua prima pubblicazione, rimane un testo classico che non può mancare nella nostra biblioteca.
Giovanni Papini (1881-1956) è stato lo scrittore di punta del primo Novecento italiano, autore di capolavori quali Un uomo finito (1912). Ha fondato e diretto le maggiori riviste del secolo scorso, come Leonardo o Lacerba, entrambe riprodotte in anastatica da Vallecchi, la prima nel 2003 e la seconda nel 2001.
Il cardinale Ennio Antonelli è arcivescovo di Firenze. Laureato in lettere classiche, ha insegnato lettere, storia dell’arte e teologia.
Giorgio Luti è professore emerito dell’Università di Firenze. Esperto autorevole della letteratura italiana dellOtto e del Novecento, è autore di molti saggi critici sull’argomento.