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Chiarire l’incarnazione, l’esistenza nella carne, l’essere-carne, questo lo scopo di Incarnazione. La carne non è il corpo. È carne infatti che provando, soffrendo, subendo e sopportando se stessa, godendo di sé secondo impressioni sempre nuove, è capace di sentire il corpo che è esterno a essa, di toccarlo come pure di essere toccata. In definitiva è solo la carne che ci permette di conoscere il corpo.
Ma la chiarificazione della carne incrocia necessariamente l’affermazione del Prologo del Vangelo di Giovanni: "E il Verbo s’è fatto carne". Tesi inverosimile, sulla quale tuttavia si gioca il destino del cristianesimo nei secoli. Essa afferma a un tempo che la carne di Cristo è simile alla nostra, che l’uomo "è carne", che l’unità di Verbo e carne è possibile e si realizza in Cristo. Ma che cosa dev’essere la carne per essere rivelazione? E che cosa dev’essere la rivelazione per compiersi come carne? Rispondendo a queste domande Michel Henry propone una magistrale analisi della nostra condizione incarnata, toccando temi diversi e implicati quali la corporeità, la possibilità, l’angoscia, l’erotismo, la rivelazione e la salvezza. Il libro diviene così non solo una profonda meditazione della verità cristiana, ma anche un’originale ripresa critica della tradizione fenomenologica, da Husserl a Merleau-Ponty.