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«Mai si è troppo giovani o troppo vecchi per la conoscenza della felicità... Cerchiamo di conoscere allora le cose che fanno la felicità, perché quando essa c'è tutto abbiamo». Si apre cosí la Lettera a Meneceo, di certo la piú famosa di Epicuro, dove, in poche pagine, il filosofo di Samo invita i suoi seguaci e tutti noi a imparare l'arte di godere dei veri piaceri, allontanandosi dal mare in tempesta delle false ansie, dei timori e soprattutto dei desideri ingannevoli che procurano insoddisfazione e dolore. Solo in questo modo l'uomo, libero da affanni violenti ed effimeri, è in grado di afferrare l'essenza della felicità.
Questa edizione viene presentata con testo a fronte nella fortunata traduzione di Angelo Pellegrino. Completano il volume le Massime capitali, il Gnomologium Vaticanum Epicureum e la Vita di Epicuro redatta da Diogene Laerzio.