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Scritto in italiano volgare, questo libro è il primo adattamento in lingua moderna del testo in cui il Nolano spiega l'universo come un infinito di "campi immensi ed eterei", ciascuno abitato da mondi e astri che perseguono, come animali, il proprio sviluppo vitale. Difensore accanito del divino, Bruno si colloca al di là di Copernico e, superando le sue concezioni astronomiche, pone l'uno e il molteplice, Dio e la materia - sua creazione - come indissolubilmente legati, eterni e senza limiti, uniti dallo stesso desiderio di suscitare la vita. Scardinando il geocentrismo tolemaico e la cosmologia di Aristotele, che la chiesa fa sua, Bruno concepisce un universo senza limiti, popolato di innumerevoli mondi.