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Prima opera esegetica di Teodoreto di Cirro, il Commento al Cantico dei Cantici, la cui composizione risale presumibilmente agli anni tra il 431 e il 433, risente di un'evidente influenza origeniana e propone un'interpretazione del testo prettamente allegorica, caratteri dai quali l'autore si allontanerà in varia misura nelle opere più mature. Fin dal Prologo l'autore intende dimostrare il carattere ispirato del Cantico, requisito propedeutico alla sua interpretazione: lo sposo e la sposa sono dunque Cristo e la Chiesa, e il Cantico può essere considerato il momento mistico che segue quello etico e conoscitivo, rappresentati dai Proverbi e dall'Ecclesiaste, i due libri salomonici che precedono il Cantico. Riferendosi con ampia autonomia alla precedente riflessione dei Padri, Teodoreto illustra i rapporti tra l'amato e l'amata in chiave spirituale e cristologica, con tratti di misticismo, distanziandosi sia dal letteralismo dei suoi maestri antiocheni sia dall'esuberanza alessandrina.