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Le vite degli ottantaquattro Mahāsiddha è la traduzione di un testo tibetano, a sua volta traduzione dal sanscrito, redatto tra la fine del XI secolo e l'inizio del XII. In esso sono esposte le biografie, o meglio le agiografie di ottantaquattro tra i più grandi maestri tantrici dell'India buddista. Le numerose note esplicative, di cui il libro è correlato, e l'introduzione sono esaurienti anche per il lettore non addetto ai lavori e forniscono le informazioni indispensabili per comprendere i profondi insegnamenti del Tantra buddista, poco più che sottintesi nelle succinte storie dei Mahāsiddha.
La narrazione delle vite dei Siddha indiani, quasi delle novelle, non hanno la presunzione d'avere un valore esclusivamente storico, ma intendono mostrare gli eventi fondamentali che hanno dato significato all'esistenza di questi maestri.
Il testo appartiene alla categoria chiamata in tibetano dei rNam.thar, letteralmente "completa liberazione" o "storia della liberazione dei maestri", scritte con lo scopo d'ispirare la fede e l'entusiasmo nella pratica spirituale ed in particolare nel Tantra buddista.
I Mahāsiddha, con le loro gesta stravaganti, oltre ogni valore convenzionale, a volte vere e proprie dissacrazioni, simbolizzano la possibilità di realizzare l'essenza dell'insegnamento di Buddha in modo diretto, mostrando che ''l'optimum dell'essere" è accessibile a tutti, sia ai monaci che ai laici, agli eruditi ed agli incolti, ai pii ed ai peccatori, ai ricchi ed ai poveri.