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Estratto dal cap. 1 - L'ENIGMA DI BOSCH
HIERONYMUS BOSCH - o meglio Jheronimus van Aeken, detto Bosch, dalla cittadina di s'Hertogenbosch - o - come Guicciardini lo ribattezzò traducendone il nome: Boseo di Balduc, «FU UN INVENTORE NOBILISSIMO, MARAVIGLIOSO DI COSE FANTASTICHE E BIZZARRE». Queste le incisive parole con cui il grande storico italiano ricordava la figura del maestro fiammingo a un cinquantennio dalla sua morte.
Da queste parole già trapela che le notizie su questa eccezionale personalità erano scarse ed esigue e che un alone di gloriosa bizzarria lo circondava già presso i suoi contemporanei. E, in effetti, unico forse tra i grandi maestri rinascimentali, il «personaggio» Bosch, subito dopo la morte, dileguò in un misterioso limbo. Nulla più si seppe dell'uomo, dei suoi studi delle sue personali vicende, della sua vita; nulla dei suoi eredi materiali e spirituali, poco o nulla delle numerose opere andate per sempre disperse.
Eccoci cosi dinanzi al caso singolarissimo di un artista di primo piano a proposito del quale la critica e la storia dell'arte devono prescindere dai dati biografici, basandosi unicamente sull'esame delle opere - una quarantina in tutto - ancora conservate. Impossibile quindi un'agiografia dell'artista, infiorata di gustosi episodi, di aneddoti curiosi; impossibile ricavare, dai dati biografici, notizie sui suoi maestri, sugli eventuali discepoli. Ma, in compenso, il fatto d'ignorare quasi tutto dell'uomo, sbarazza il terreno di ogni materiale extra-artistico, e ci obbliga, una volta tanto, ad attenerci alla pura considerazione dell'opera....