a cura di H.J. Maxwell, Claudio Rugafiori, 9a ediz.
pp. VII-245
data stampa: 1966
codice isbn: 978884590039
Antonin Artaud nacque a Marsiglia nel 1896 e morì a Ivry-sur-Seine nel 1948. Fu scrittore, poeta, attore teatrale e cinematografico. Iniziò la sua carriera sul palcoscenico con Dullin e in seguito, per molti anni, fu vicino a Jouvet e a Barrault. Apparve molto spesso sullo schermo tra il 1924 e il 1935, in film francesi e tedeschi (memorabile la sua interpretazione nella Giovanna d’Arco di Dreyer). È autore di un testo, Il Teatro e il suo Doppio, che teorizza un ribaltamento completo dei fondamenti dell’arte drammatica. Le sue idee in questo campo, la sua intuizione di un nuovo linguaggio scenico, hanno esercitato una notevole influenza sul teatro contemporaneo, e continuano a esercitarla, come è dimostrato dal recente affermarsi di quel «teatro della crudeltà» di cui egli è il diretto ispiratore. Artaud partecipò inoltre al movimento surrealista, a cui fornì i testi più spregiudicati e radicali. Nel 1936 abbandonò il teatro per compiere un viaggio al Messico che costituì l’avvenimento decisivo della sua vita. Il ritorno in Francia, un anno più tardi, segnò la rottura con «questo mondo, in cui, a parte il fatto di avere un corpo, di camminare, di coricarsi, di vegliare, di dormire, d’essere nell’ombra o nella luce (e anche la luce è dubbia), tutto è falso». È una rottura, ma soprattutto una ribellione, un rifiuto sistematico di ogni realtà concreta, che lo condurrà, dopo un breve soggiorno in Irlanda nel 1937 e una serie di avvenimenti rimasti misteriosi, a essere internato per alcuni anni come pazzo. La sofferenza, le privazioni di questo periodo, durato fino al 1945, contribuirono a rendere più esacerbate e violente le ultime manifestazioni di un’introspezione che egli conduceva da anni con insolito rigore.
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