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Mochtar Lubis, giornalista-scrittore, è una delle figure di maggior rilievo nel mondo giornalistico e letterario dell'Indonesia d'oggi, per la vastità e la qualità della sua produzione letteraria, per l'interesse suscitato nel suo Paese e all'estero da alcune delle sue opere, per le clamorose battaglie giornalistiche da lui coraggiosamente condotte.
Il romanzo che qui presentiamo si distingue in tutta la produzione letteraria di Mochtar Lubis perchè, mentre lascia da parte il carattere documentario, tanto presente nella sua narrativa (ed anche in certo senso nel suo recente capolavoro Sendja di Djakarta), cura maggiormente l'unità narrativa e, al tempo stesso, affronta l'analisi psicologica, incentrata in questo caso sul problema della paura. Dal punto di vista espositivo, qui è abbandonato quasi completamente (a parte pochi ricordi del protagonista) il procedimento del flashback) di cui l'Autore ha fatto uso larghissimo nel racconto che ha preceduto immediatamente questo. In complesso, la narrazione qui scorre più veloce e convincente.
Il racconto - dalla trama molto esile, più vicina a quella di un racconto che a quella di un romanzo quale noi occidentali tradizionalmente lo concepivamo - si snoda nella agitata Giacarta degli anni 1946-47, sotto la cappa di piombo dell'occupazione alleata e della carestia.